La recitazione è un mondo fatto di emozioni e di scoperte. Le emozioni arrivano dai traguardi, e da quello che come attori e attrici riusciamo a trasmettere alle persone.
La scoperta è legata alla conoscenza profonda di sé e alla dimensione ideale in cui attori e attrici entrano, regalando la loro unicità al pubblico.

È così per Federica Sottile, attrice diplomata SRC, seguita dall’agenzia Giorgia Vitale, e ora impegnata sul set del film “Mascaria” diretto da Isabella Leoni e prodotto da Red Film per la Rai. Federica attualmente è anche docente di recitazione nella classe Child della SRC Lab.

Federica ci insegna che determinazione e sicurezza possono darti la spinta a fare quello che ami, anche se per studiare e crescere devi cambiare città e attraversare lo stretto.
In questa intervista Federica ha condiviso con noi alcuni passi del suo cammino nella recitazione, da prima di iniziare a oggi.

A quanti anni hai cominciato a recitare? E dove?
Ho cominciato a frequentare laboratori di recitazione all’età di 15 anni a Messina, la città dove sono nata. Diciamo che è iniziato tutto per caso. Dai 4 ai 14 anni, ho frequentato danza, poi a un certo punto ho deciso di lasciare. Nella stessa scuola di danza che frequentavo, mia madre incontrò un insegnante di recitazione, perché avevano attivato dei laboratori di musical. Senza dirmi nulla un giorno mi portò lì per provare. Da quel momento non ho più mollato.

Ho iniziato a seguire laboratori di musical, di recitazione, di dizione, di poesia. Vista la mancanza di partecipazione, però, i laboratori non duravano molto. Ricordo che all’ennesimo laboratorio interrotto, scoppiai a piangere e la direttrice mi diede l’opportunità di continuare facendo degli incontri individuali.

Perché hai deciso di intraprendere il Triennio accademico alla Scuola di Recitazione della Calabria?
Ho deciso di intraprendere il Triennio Accademico alla Scuola di recitazione della Calabria non so perché. Quando mi chiedono perché vuoi fare questo? O perché ti ostini a proseguire in una strada che magari è un po’ tortuosa, un po’ instabile io non so esattamente perché se non che mi fa stare bene.

Da piccola sono sempre stata insicura sulle scelte. Anche adesso prima di fare qualcosa penso e ripenso a come deve essere, però sono sempre stata certa di voler recitare. Non ho mai rinunciato ai laboratori, nonostante la mia timidezza facesse da protagonista, nonostante compiti e interrogazioni, perché ero sicura di volerlo fare. E dopo la maturità, non ho avuto dubbi a intraprendere lo studio professionale della recitazione. La sicurezza e la determinazione mi hanno portato alla Scuola di Recitazione della Calabria e a iniziare il Triennio accademico. Mi sono spostata da Messina, ho incominciato a vivere in Calabria. Ho preso casa in affitto, in un’altra città.

Cosa ti porti dietro del tuo percorso formativo?
Del mio percorso formativo mi porto dietro il mondo.
Non si tratta solo di imparare a recitare, di crescita artistica, quello che ho vissuto su me stessa è la crescita umana. La SRC mi ha cambiato come persona, perché mi ha permesso di conoscermi, di conoscere i miei punti di forza, ma soprattutto i punti deboli, quello che non andava o che potevo migliorare. Con questa Scuola sono cresciuta in tutto e per tutto. È stato bello, un percorso pazzesco fatto a Cittanova, un posto tranquillo ideale per studiare.

Com’è andata con il cast, come hai vissuto questi momenti?
Quando finisci il Triennio ti ritrovi in una giungla e la SRC mi ha preparato ad affrontarla ancora prima di conoscerla. Il mondo del casting director, del selftape, il curriculum, le agenzie, io l’ho conosciuto già prima, perché durante il percorso abbiamo studiato Career Training e ci siamo confrontati con registi e casting invitati a Scuola.

E quella è una grande Scuola. E il fatto di prepararti, di aspettare, di stare davanti e presentarti a un regista che ti da indicazioni per fare il provino, questa è una grande formazione.

Io l’ho sempre vissuta con grande ansia, perché sono ansiosa di mio, eppure la Scuola mi ha insegnato a gestirla ed essere più sicura: quando sai cosa fare e come farlo sai anche gestire l’ansia.

Come ti sei sentita quando sei stata scelta? Raccontaci delle tue esperienze sui diversi set.
Sono stata scelta la prima volta in un piccolo ruolo al secondo anno del Triennio, per il film “L’incontro”diretto da Salvatore Romano. Il mio primo set. Ero agitatissima. Dovevo interpretare una novizia, è stato bello ed emozionante.

Poi il corto di diploma con Giorgio Colangeli, recitare al suo fianco anche quella è stata una grande scuola. Subito dopo il diploma, è arrivato “La festa del ritorno”.

Non pensavo che il provino fosse andato bene, oltre a essere ansiosa sono anche fortemente autocritica. E, invece, per fortuna, mi sbagliavo. Ottenni la parte, e la ottenni perché avevo dato l’interpretazione giusta, quella per cui era stata scritta, a una battuta in particolare. E fui scelta. Provai un’emozione fortissima. Si trattava di un personaggio principale, quello di Elisa, e della possibilità di mettere già subito in campo tutto quello che fino a quel momento avevo studiato e imparato. Tanta roba!

Reciti anche a teatro, in questo momento con il monologo “Il mondo tra le dita” tratto dal libro “Novecento” di Baricco, e dal film “La leggenda del pianista sull’oceano”. Cosa cambia per te tra recitare sul palcoscenico e dietro la macchina da presa? Come ti prepari e come vivi le due esperienze?

Il teatro è un altro mondo. Un linguaggio diverso rispetto a quello cinematografico, che però mi piace molto. L’adrenalina che ti dà il teatro, lo stare davanti a un pubblico, il sentire il calore del pubblico, le emozioni e le vibrazioni, quello avviene solo sul palcoscenico.

A scuola abbiamo avuto la possibilità di trattare e sperimentare entrambi i linguaggi. “Il mondo tra le dita” è una bella prova. È un monologo, perciò sono da sola in compagnia di un musicista ad affrontare un monologo di 50 minuti. E lì il lavoro è totalmente diverso. Bisogna lavorare tanto sul corpo, su come gestire la scena, e soprattutto non si può crollare mai! A teatro, non hai la possibilità di ripetere. Non ci sono ciak e quindi la responsabilità si moltiplica. Devo essere concentrata al massimo, però quello che mi restituisce il palcoscenico è un’emozione enorme. La carica e l’emozione sono impagabili. E quando non c’è mi manca.

Perché recitare fa bene?
A tutte le età recitare fa bene. É uno sporcarsi, superare le insicurezze, è una crescita personale umana mostruosa. Dovrebbe far parte del percorso formativo anche scolastico perché si tocca con mano il cambiamento radicale a qualunque età.

Tre buoni motivi per cui un/a giovane dovrebbe partecipare alle audizioni del prossimo Triennio accademico della Scuola di recitazione della Calabria.
Per me ce sarebbero più di tre, dovendo scegliere direi:

  1. la formazione completa anche open air, perché alla SRC si studiano discipline come clownerie, scherma, equitazione che in altre scuole non ci sono. Io ho fatto lezione in riva al mare e tra gli alberi secolari della montagna ed è stato bellissimo.
  2. Lavorare e sperimentare in natura è meraviglioso e Cittanova è ideale per seguire questo percorso con serenità, fuori dal caos e vicino al mare.
  3. la possibilità di confrontarsi col mondo del lavoro durante il Triennio stesso. La possibilità di fare casting, e di essere presi, di affrontare un set o un palcoscenico, così come la possibilità di fare spettacoli teatrali , perché il teatro è a pochi metri dalla scuola.